Il Mondo non cambia, se non cambiamo Noi

da-vinciL’entropia del genere umano è arrivata a livelli inimmaginabili, siamo oltre l’orrore, e questa nuova era potrebbe essere tranquillamente definita come ‘ecumenica’.
Tutti cercano verità e giustizia, ma non sono disposti ad essere veri e giusti in prima persona. Si cerca il ‘Salvatore’, ma lo si mette in croce appena si presenta. Si cerca l’eroe che possa garantire quella verità e sicurezza soggettiva. Non un eroe quindi, ma l’alter ego dell’insoddisfazione che ci portiamo dentro. Quell’eroe viene tramutato rapidamente in anti eroe quando non soddisfa necessità personali. Non si ama chi dice verità, come si ama chi spaccia verosimiglianze. Tutto questo porta alla follia. Non ha alcun senso immolarsi per una causa non richiesta, come non ha alcun senso essere il parafulmine di una sciagura che potrà essere solo rimandata se non compresa. L’umanità non ha bisogno di eroi o di anti eroi, ha bisogno di un nuovo umanesimo che risvegli i sentimenti e la compassione con il nostro ecosistema. Tutto il resto è rumore di fondo. L’umanesimo deve ripartire da una collettività per metabolizzare e comprendere la differenza tra necessità e bisogno, tra forza e virtù, tra natura e cultura. Ma in questo triste periodo siamo nella condizione di non saper distinguere tra etica e morale. Ne facciamo un tutt’uno e scivoliamo verso odi ed integralismi. Vogliamo per noi, singoli, una sicurezza che non possiamo dare ai nostri figli. Critichiamo un sistema di cui siamo subdoli collaborazionisti, ma non sappiamo vivere al di fuori di questo. La sola idea che possa non esistere ci tormenta l’anima ed i sonni. Qualche decennio fa uno slogan era in voga: La fantasia distruggerà il potere e una risata lo seppellirà. Si è girato il paradigma. E’ il potere, indiscusso e beffardo, che ride sulla nostra sciagura. E’ il potere che ognuno di noi esercita con l’asservilismo e con la complicità. L’ironia diventa l’avanspettacolo di un teatrino squallido e deprimente che ci sta portando al suicidio.
Invertire la rotta si può, ed è obbligatorio se ne vogliamo uscire vivi. Serve coraggio, serve verità, serve autocritica ed autoironia sulla nostra meschina comparsa su questa terra da utili, ed idiote, marionette. L’umanesimo riparte dall’umanità. L’umanità è reale e concreta. E’ fatta di sguardi e di strette di mano. E’ fatta di contatti e di scontri. E’ fatta di amore e di odio tra persone reali e non virtuali. Ogni essere umano è parte integrante del Mondo che crea. La complessità è un bene, se non diventa complicazione. La complessità del genere umano è, come tutto l’esistente, fatta di piccole ed essenziali concezioni semplici, chiare e trasparenti. Da queste è necessario ripartire. Piccole collettività possono far ripartire un umanesimo con metodi e meriti, che non contrastino ciecamente il sistema, attivandone l’antitesi. E’ vero, si può fare con piccole realtà autonome e distanti, ma non distaccate. Tuttavia, l’imperativo assoluto, per la sua riuscita, è l’intelletto e l’integrità della singola comunità. Le avanguardie non nascevano in rete – non era neanche clonata la parola – ma da una profonda e convinta idea di cambiamento in seno a gruppi coesi e ben determinati. Era impensabile che all’interno di tali gruppi potesse insorgere un’infiltrazione delegittimante o deviante. Chi era contro aderiva ad un’altra avanguardia oppure collaborava con l’esistente. La vittoria di una sull’altra era nel merito, nella capacità di alimentarsi, di sostenersi e di proliferare. Un piccolo sistema, se ha merito, può riuscire in questo, fino al punto da contaminare, o al limite contrastare, il sistema di fatto. Il valore deve tornare sull’umanità e non su sistemi di misura virtuali e classisti. Il valore è la capacità e la qualità delle arti e mestieri. Il Valore è valore, non moneta e potere. Il ‘potere della forza’ non corrisponde a nulla di sensato. Se non puoi ribellarti alla forza, non lo fai e fai bene a non farlo, non lo fai per diritto o dovere, semmai lo fai per necessità. Ma quando puoi ribellarti, e ci riesci, fai bene. Il Diritto del più forte non è quindi un diritto, in quanto il diritto non toglie e non aggiunge nulla alla forza. E chi ha Forza ha anche il Diritto. Tutt’ al più è un ossimoro.
Come ripartire? Come cambiare? Il perché è sotto gli occhi di tutti. Correggere il sistema attuale, che ha come scopo la distruzione, non ha senso. Sarebbe come curare la malattia con la malattia stessa. E’ necessario creare dei micro sistemi autonomi e collegati ad altri di stessa natura. Dove lo scambio di merci e cultura faccia risvegliare valori assopiti da troppo tempo. E’ necessaria e imperativa una diversa visione del Mondo fatta di Uomini e Donne diversi dal nulla. Non si può più assistere alla aberrante situazione che un Bravo Mastro o una Valente Istruttrice non abbiano più nulla da creare o da insegnare poiché, per esercitare il loro immenso valore, hanno bisogno di una moneta che il valore non lo ha. Non vogliamo convincere chi affoga in questo sistema, ma neanche vogliamo alimentarlo ed affogare con esso. Ognuno per la sua strada. Nel nostro scambio non accetteremo, ma non per cattiveria, dei soldi che puzzano di morte perché prodotti con un lavoro morto ed inutile. Non li accetteremo perché non ha alcun senso accettarli. Accetteremo merce e cultura, sapienza e bellezza, natura e vita. Accetteremo ogni valore.
La comunità può ripartire da questo. L’umanesimo può avere un nuovo corso. Chi sarà disposto a intraprendere questo viaggio verso la vita?

Massimo Maggi

Questa voce è stata pubblicata in Varie. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Il Mondo non cambia, se non cambiamo Noi

  1. Angelo scrive:

    E’. meraviglioso ciò che hai scritto,lo abbraccio e condivido in pieno.Grazie.
    Il nostro paziente sta male, dicono i migliori dottori che deve crescere e la sua crescita non si deve fermare, solo così starà meglio.

    Ma sembra ci siano delle controindicazioni. I suoi polmoni, una volta immensi e dalle capacità straordinarie (assomigliavano ad una foresta amazzonica ancora più grande, ancora più verde) ora sono ridotti male e sono sempre più piccoli. Le sue vene, che sembravano fiumi potenti e maestosi ora sono piene di veleno, tetre e piene di una schiuma che emana un odore nauseante. La sua pelle, una volta morbida e profumata come campi in fiore ora è dura e grigia come una colata di cemento e si sgretola ad ogni sussulto.

    La cura prescritta non sembra molto adatta al malato che non ne trae nessun beneficio, anzi si aggrava sempre più, dando segni di sofferenza sempre più evidenti. Gli unici a trarne un beneficio momentaneo e illusorio sono dei piccolissimi parassiti, dalla vita breve, che lo abitano.

    Il nostro paziente è una persona meravigliosa ma sta morendo, la cura è inefficace, uno studio accurato ha scoperto che il problema del nostro paziente sono appunto i parassiti che lo abitano, eliminati questi esseri inutili per la sua sopravvivenza, egli tornerebbe a godere di ottima salute.

    Questi parassiti si sono moltiplicati nell’ultimo secolo a dismisura e impediscono alle fonti vitali del malato di rigenerarsi, hanno attaccato le sue vene, i suoi polmoni e la sua pelle perchè essi si nutrono di queste fonti, fonti vitali per i parassiti stessi ma a cui non sembrano fare molto caso, le inquinano e le distruggono senza accorgersi di distruggere se stessi.

    Il paziente di cui vi ho parlarto è il pianeta terra, soffre lì davanti a tutti ma il cinismo che ormai ci pervade ci rende indifferenti a tanta sofferenza, ormai ne facciamo parte e non c’è ne accorgiamo più, siamo assuefatti, siamo stati assorbiti e ci nutriamo del nostro stesso veleno.

    Grazie per l’attenzione Marco Barbon

    Mi ha colpito molto questa riflessione di Marco.Dobbiamo prendere coscienza del problema prima che sia troppo tardi.Un saluto a tutti gli amici del movimento 5 stelle

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.