All’inizio del XXI secolo, e dopo 150 anni di appartenenza allo Stato unitario, l’Umbria rischia di regredire di secoli sul piano delle vie di comunicazione: con i trend attuali la Regione si ritroverà di nuovo in isolamento come nei secoli scorsi.
La situazione delle strade è critica, con infrastrutture incompiute che rischiano di rimanere tali, stante il perdurare della crisi economica e a causa di una riduzione della manutenzione ordinaria dovuta ai tagli dei trasferimenti dallo Stato. Recenti e gravi eventi climatici hanno aggravato la situazione in alcune aree della Regione, sulle quali l’Ente locale umbro è stato costretto a dirottare i già risicati fondi destinati alla viabilità ordinaria, per ridare doverosamente fiato al tessuto imprenditoriale locale.
Di questo passo, muoversi in una regione montuosa come la nostra diventerà sempre più un’impresa, ma non meno grave è la prospettiva dei collegamenti extra – regionali. Già priva di una vera autostrada, quella ventilata da decenni, allo stato attuale, diventa un vero miraggio, anzi un vero incubo, a fronte dell’assenza ormai atavica di collegamenti ferroviari all’altezza almeno delle regioni limitrofe.
E’ superfluo prendere in considerazione i collegamenti aerei, per il declino ormai segnato dell’aeroporto, che comunque era un’infrastruttura cui potevamo rinunciare, magari a favore di massicci investimenti nelle comunicazioni stradali e ferroviarie: i milioni di euro spesi per il “S. Francesco d’Assisi” potevano darci almeno un’autostrada o un rafforzamento delle tratte ferroviarie dirette verso le regioni limitrofe.
Scoraggia ancora di più la situazione critica di Umbria Mobilità, causata dalla zavorra di infrastrutture a dir poco velleitarie (leggi Minimetrò) e da scelte strategiche fallimentari. Ci riferiamo in particolare agli investimenti effettuati nella Capitale con la società Roma Tpl, che è stata costituita dopo aver avuto l’appalto dal Comune di Roma al posto di Tevere Tpl. Esistono poi una miriade di società controllate e partecipate da Umbria Tpl , alcune inattive, fuse o cessate, e quello che sembrava un ottimo affare si è rivelato l’incipit di un disastro. Ad oggi è stato deciso un aumento di capitale che ogni socio umbro si è impegnato ad effettuare, ma che sicuramente ricadrà sui cittadini e alcuni organi di stampa ne hanno già anticipato i contenuti (vedi i 120 mila km in meno di percorrenza per gli utenti del bacino Valle umbra Sud). Tali servizi saranno ovviamente “garantiti” da aziende diverse da quella attuale, ma gli interessi dei passeggeri umbri, specialmente dei pendolari, saranno curati da un’azienda che per forza di cose avrà il suo “cuore” altrove.
Avremmo potuto guardare al futuro con un pizzico di fiducia, se la Regione fosse stata dotata per tempo almeno delle strutture immateriali che la tecnologia mette a disposizione da qualche decennio, ma solo ora viene lanciato un piano che, lungi dal potenziarla, riuscirà a stento a completare la dorsale telematica congiungendo l’area eugubina con la rete esistente. Nel momento in cui diventa sempre più difficile spostarsi di persona, dovremo fare a meno di strumenti come il telelavoro e, in generale, le telecomunicazioni in banda larga che altrove consentono di collegare sedi molto distanti tra loro, ma sollevando le persone da viaggi e spostamenti fisici.
In sintesi potremo “aggiornare” la metafora dell’Umbria “cuore verde” d’Italia, constatando che questo cuore sta perdendo quel minimo di “circolazione” che lo univa al resto del Paese e scivola mestamente verso la condizione infrastrutturale di fine Ottocento, quando gli Umbri guardavano allo Stato unitario come ad una possibilità di riscatto dopo i secoli di dominazione papalina. Forse l’Umbria è di nuovo destinata a recitare il ruolo di “periferia” di aree geografico – economiche più fortunate?
MoVimento 5 stelle Umbria